Il teatro è un po’ come partire ogni anno per un piccolo servizio militare: mi piace fare uno spettacolo di alta qualità nel corso di tutte le repliche, da Roma fino all’ultima provincia nel nostro paese.
Io credo che si reciti solo nella vita, mentre nell’arte si persegue solo la verità.
Mi sento più vivo in un teatro che in qualunque altro posto. ma quello che faccio in teatro l’ho preso dalla strada.
Lo spettacolo, grazie alla soppressione della scena, si estenderà alla sala intera del teatro e, partito dal suolo, si arrampicherà sui muri mediante leggere passerelle, avvolgerà fisicamente lo spettatore, lo terrà in una atmosfera ininterrotta di luce, di immagini e di rumori.
Dal punto di vista umano l’azione del teatro come quella della peste è benefica, perché spingendo gli uomini a vedersi quali sono fa cadere la maschera, mette a nudo la menzogna, la rilassatezza, la bassezza e l’ipocrisia.
Un’opera teatrale deve essere il luogo dove il mondo visibile e invisibile si toccano e si urtano.
Il teatro è così infinitamente affascinante perché è così casuale. E’ come la vita.
Non andare a teatro è come far toeletta senza uno specchio.
Il teatro è questo: l’arte di vedere noi stessi!
Se la gente vuole vedere solo le cose che può capire, non dovrebbe andare a teatro; dovrebbe andare in bagno.
Quando in un teatro il loggione è vuoto è segno che la città non ha cervello.
Se non ci fosse stato il Teatro, non avrei saputo fare altro. Il Teatro è tutta la mia vita. Pensate che a casa barcollo, m’ingobbisco, mi annoio, ma in teatro ritrovo il passo. È un’altra storia. In scena si guarisce. E poi sapete che vi dico: gli attori vivono più a lungo, perché vivendo anche le vite degli altri, le aggiungono alle loro.
Tutto il teatro sarà in crisi finché si continuerà a credere che il teatro sia un raduno mondano, dove andare ad assistere alle recite con gli attori imparruccati che imparano a memoria i testi di chissà chi. Il teatro come lo si intende normalmente è un loculo, ed io non ho mai fatto quel teatro… Il teatro è uno spettacolo scandaloso, com’è scandalosa ogni cosa divina. E’ il mio testamento, non solo artistico ma anche privato. Il resto è nulla, non ci sarà nient’altro. Se non il buio sul teatro.
Quando i gazzettieri scrivono “Shakespeare oltraggiato”, “Wilde tradito” – a parte che il tradimento è la cosa più nobile che si possa fare, soprattutto in teatro – …bisognerebbe vedere, bisognerebbe sempre chiedere di quale Shakespeare parlano. C’è lo Shakespeare dei romantici. Se questi signori hanno avuto il merito nell’ottocento (gli italiani, i tedeschi, inglesi) di riscoprire il teatro elisabettiano (Marlowe, quindi Shakespeare soprattutto) però l’hanno anche intabarrato in questi loro mantellacci shilleriani, coi quali i personaggi, le situazioni, il mondo di Shakespeare, il teatro elisabettiano non ha niente a che spartire…
Il teatro è un non-luogo, non è un edificio, non è il Quirino, non è il Valle, non è l’auditorium di Via della Conciliazione. E’ quando si spegne la luce, è il buio e i cantori erano ciechi per questo. Parlare parole incomprensibili perché la gente non deve andare al teatro e riconoscersi, “…guarda, hanno le corna come noi, fanno proprio tale e quale a noi”, no non c’entra il “tale e quale”. Il teatro è questo buio perché non è il senso, è l’abbandono dello spettatore.
Ciò che ho sempre trovato di più bello in un teatro, nella mia infanzia e ancora adesso, è il lampadario? un bel oggetto luminoso, cristallino, complicato, circolare e simmetrico.
Credevo tu odiassi il teatro. Odio anche la vista del sangue, ma l’ho nelle vene.
Leggere un testo teatrale, è metterlo in scena nella propria testa.
La cultura è un bene primario, come l’acqua. I teatri, le biblioteche, i cinema sono come tanti acquedotti
Ancora non ho capito che cos’è il teatro, se non mettersi davanti alla domanda come davanti a un rebus da risolvere. Creare e distruggere fino a quando resta qualcosa che sopravvive da consegnare allo spettatore. Sapendo che niente è scontato, come tra due amanti: non sai mai quale sarà la temperatura del loro incontro.
Tempo fa il potere risolse l’intolleranza verso i commedianti cacciandoli fuori dal paese. Oggi gli attori e le compagnie hanno difficoltà a trovare piazze teatri e pubblico, tutto a causa della crisi. I governanti quindi non hanno più problemi di controllo verso chi si esprime con ironia e sarcasmo in quanto gli attori non hanno spazi né platee a cui rivolgersi. Al contrario, durante il Rinascimento in Italia chi gestiva il potere doveva darsi un gran da fare per tenere a bada i commedianti che godevano di pubblico in quantità.
Quanto è magico entrare in un teatro e vedere spegnersi le luci. Non so perché. C’è un silenzio profondo, ed ecco che il sipario inizia ad aprirsi. Forse è rosso. Ed entri in un altro mondo.
Per fare buon teatro bisogna rendere la vita difficile all’attore.
Il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita.
Nel teatro si vive sul serio quello che gli altri recitano male nella vita.
Il teatro porta alla vita e la vita porta al teatro. Non si possono scindere le due cose.
Con la tecnica non si fa il teatro. Si fa il teatro se si ha fantasia.
Il teatro non è un’ opera d’arte chiusa, è assolutamente aperta. Il teatro nasce davanti al pubblico, fa la nascita di sé ogni sera e quindi come va questa nascita dipende molto dal pubblico. Il pubblico non può determinare in maniera compiuta un cambiamento di significato dal punto di vista della struttura testuale del lavoro, ma il modo in cui lo accoglie cambia la circolazione di energia sociale che lo spettacolo produce.
Non si può vivere senza, l’umanità non può vivere senza il Teatro. Forse un giorno si potrà vivere senza il cinema, ma senza il Teatro è impossibile. Almeno finché esiste l’uomo, finché esiste lo specchio, il riflesso di noi stessi che respira, vivo come noi. L’uomo ha bisogno dell’uomo, di essere riconosciuto, di vedersi di fronte e farsi delle domande, per cui non penso che il Teatro morirà mai.
È difficile effettivamente far spegnere in sala gli Iphone, praticamente impossibile. Ma io tengo duro, insisto e secondo me a forza di insistere la gente si stanca di distrarsi continuamente e va a finire che casca nella mia trappola. La mia trappola è il teatro, come riflesso dell’umanità… Bisogna fare il teatro nell’entroterra del proprio io, questo è il mio consiglio, gridare forte la propria voce dal basso, da uno scantinato, da un vicolo buio… farlo con tutta la forza di cui si è capaci.
Il mio mezzo espressivo è il teatro perchè ha a che fare con l’immediatezza, con la creazione nell’istante, con l’atto che muore nello stesso momento in cui si compie, con la perdita e l’illogicità di un luogo, di un tempo, con l’irripetibilità della storia che si evolve o si involve ogni sera in maniera diversa.
Il Teatro è un grande strumento di educazione dell’anima.
Che cosa è il teatro? Una delle testimonianze più certe del bisogno dell’uomo di provare in una sola volta più emozioni possibili.
Tutte le opere teatrali che sono state scritte dall’Antichità fino ai nostri giorni sono poliziesche. Il teatro non è mai stato altro che realista e poliziesco. Ogni opera è una investigazione portata a buon fine.
Il teatro è poesia che esce da un libro per farsi umana.
Mi piace il teatro, bella copia della vita.
Gli uomini devono sapere che in questo teatro che è la vita umana è concesso solo a Dio e agli angeli di fare da spettatori.
Un buon insegnamento è un quarto preparazione e tre quarti teatro.
Se fai teatro vivi la dimensione di fantasia delle quattro pareti, la quarta non c’è. Quindi hai uno spazio che varia e che tutti gli spettatori vedono in maniera diversa, se sei a destra vedi una cosa, a sinistra un’altra e in galleria un’altra ancora, per cui l’uso della voce e dei tuoi movimenti è in funzione del palcoscenico. La macchina da presa, invece no, coglie anche le cose più piccole e tutti gli spettatori vedono la stessa immagine. Poi c’è una differenza di energia. Un film lo fai in due o tre mesi, uno spettacolo in due-tre ore sul palcoscenico, quindi la distribuzione della tua energia fisica è diversa. Un personaggio cinematografico può essere molto più energetico di uno teatrale, proprio perché giorno per giorno hai la possibilità di infondere energia anche in un primo piano, per esempio. Sono differenti modi espressivi.
Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso.
Ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere.
Teatro è guardare vedendo.
Io so e non so perché lo faccio il teatro ma so che devo farlo, che devo e voglio farlo facendo entrare nel teatro tutto me stesso, con quello che sono e penso di essere e quello che penso e credo sia vita. Poco so, ma quel poco lo dico.
Guardare è essere pittore, soffrire è essere poeta. Dall’unione della plasticità e dell’anima si può far nascere la più bella arte vivente integrale: il teatro.
Non nasce teatro laddove la vita è piena, dove si è soddisfatti. Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dove ci sono dei vuoti… E’ lì che qualcuno ha bisogno di stare ad ascoltare qualcosa che qualcun altro ha da dire a lui.
Un bravo attore non fa mai la sua entrata prima che il teatro sia pieno.
Il palcoscenico non è solo un mondo a parte, è una miriade di mondi, ed è in quei mondi che un uomo può avere tutto quello che immagina, se solo lui crede in ciò che vede.
Il mio scopo non è insegnarvi a recitare, il mio scopo è aiutarvi a creare un uomo vivo da voi stessi.
Un’opera è un posto dove un uomo viene pugnalato e, invece di morire, canta.
Niente di più futile, di più falso, di più vano, niente di più necessario del teatro.
Non avrei potuto fare altro che teatro, che ritengo il lavoro più bello del mondo. Ho sempre saputo che il teatro era l’unico pelago in cui potevo nuotare, e così ho cominciato nel modo più semplice: facendo l’attore. Non volevo fare il regista, volevo solamente vivere nel teatro. Per me il teatro era l’unico territorio in cui potessi respirare naturalmente.
Un’artista è come un buon soldato: deve essere sempre pronto a sacrificarsi per servire l’arte e il teatro.
Ho avuto la critica più breve che sia mai stata pubblicata. Diceva: “Ieri sera al teatro è stato rappresentato “Domino”. Perché?”
Il teatro è un tempio, un tempio dove non entra mai il sole. Si lavora sempre con poca luce, nel silenzio più assoluto; il testo va rispettato nelle sue virgole, va approfondito, perché tutto è nella parola.
L’atto d’amore che si compie in teatro fra scena e pubblico non sopporta contraccettivi.
A teatro ho visto una commedia talmente brutta che da una poltrona si è alzato un signore che ha gridato: “C’è un attore in sala?”
Quando la sala del teatro è piena, i polmoni dell’attore hanno meno ossigeno. Ma il cuore…
Il teatro resiste come un divino anacronismo.
La commedia è stata un grande successo, ma il pubblico era un disastro.
La terra è un teatro, ma ha un repertorio deludente.
Il teatro è meraviglioso proprio in quanto mette in scena gli stati d’animo, coinvolge mantenendo nel contempo le distanze della vita vera. Il teatro è una scuola di emozioni come le fiabe per bambini.
Il Teatro è un diritto e un dovere per tutti. La città ha bisogno del Teatro. Il Teatro ha bisogno dei cittadini.
Il teatro per la sua intrinseca sostanza è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività. Noi vorremmo che autorità e giunte comunali si formassero questa precisa coscienza del teatro considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come un pubblico servizio alla stregua della metropolitana e dei vigili del fuoco.
Il Teatro resta quello che è stato, nell’intenzione profonda dei suoi creatori. Il luogo dove una comunità liberamente riunita si rivela a se stessa, il luogo dove una comunità ascolta una parola da accettare o da respingere.
Certe persone vivono in lotta con altre, con se stesse, con la vita. Allora si inventano opere teatrali immaginarie e adattano il copione alle proprie frustrazioni.
Il Teatro per essere davvero pregnante deve mostrarsi un acido, una lente di ingrandimento, un riflettore o un luogo di confronto.
Nel teatro la parola vive di una doppia gloria, mai essa è così glorificata. E perché? Perché essa è, insieme, scritta e pronunciata. È scritta, come la parola di Omero, ma insieme è pronunciata come le parole che si scambiano tra loro due uomini al lavoro, o una masnada di ragazzi, o le ragazze al lavatoio, o le donne al mercato – come le povere parole insomma che si dicono ogni giorno, e volano via con la vita.
Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro.
Il teatro è una forma di felicità interrotta dall’esistenza.
Se continua la crisi, il teatro, in Italia, rischia di diventare un luogo dove quattro gatti vanno a sentire quattro cani.
Se la gente non va a teatro non è perché il teatro è in crisi ma perché è in crisi la gente.
Il teatro d’avanguardia è il teatro di domani; il guaio è che te lo fanno vedere oggi.
A teatro, ci sono due sorta di registi: quelli che credono di essere Dio e quelli che ne sono sicuri.
Il teatro: inventare l’uomo e metterlo su un palcoscenico.
La vita è come una commedia: non importa quanto è lunga, ma come è recitata.
A volte è solo uscendo di scena che si può capire quale ruolo si è svolto.
Il cinema vi renderà famosi; la televisione vi renderà ricchi; ma il teatro vi farà bene.
In teatro il corpo deve essere sempre concentrato su tutto. Devi sempre sapere dove sono i tuoi piedi. Non è possibile concentrarsi su un particolare, bisogna mantenere tutto il personaggio in maniera costante.
Il teatro richiede differenti muscoli e differenti aspetti della propria personalità.
Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole che esce da sotto terra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco.
Ho sempre pensato che il Teatro fosse l’arte più moderna che esiste: l’evento artistico si verifica davanti ai nostri occhi come un miracolo. È un’arte tridimensionale e oggi, massacrati dalla virtualità delle immagini del piccolo schermo, dà emozioni nuove e inedite rispetto al passato.
Si recitano ruoli di eroi perché si è vigliacchi, ruoli di santi perché si è delle carogne. Ma, più di tutto, si recita perché altrimenti si diventerebbe pazzi.
Il teatro è una zona franca della vita, lì si è immortali.
Dietro le quinte c’è il caos distillato in uno spazio molto piccolo.
Tutto il mondo è un Teatro e tutti gli uomini e le donne non sono altro che attori. Essi hanno le loro uscite e le loro entrate. Una stessa persona, nella sua vita, rappresenta parecchie parti, poiché sette età costituiscono gli atti.